lunedì 15 novembre 2021

 Storia di un gelato

La sera stava appena calandosiin un inverno monotono e freddo, il pesce arrostito in tavola era già stato servito e le vivande erano già state bevute, come ogni mercoledì sera alle 20:30.

La camera era vuota, non ricordavo dove mio fratello fosse andato, forse a giocare col babbo, forse a dormire con la mamma, forse era in bagno. 

Ritrovandomi sul letto un languorino si fece spazio nel mio stomaco. Voglio un gelato’ pensai con la mia testolina sveglia, prima di scendere dal letto a castello e aprire la porta scricchiolante della mia cameretta. 

Neanche il tempo di poter uscire dalla stanza che la mamma era già lì fuori.

“Che fai?”

“Che faccio?”

“Che fai?” 

“Prendo un gelato”

“Un gelato dici?”

“Si, un gelato”

“Il tempo del gelato è finito. Dovevi mangiarlo prima”

“Io lo mangio adesso”

“Il gelato non lo puoi mangiare adesso”

“Perché?”

“Perché?”

“Già, perché?”

“Perché ti avevo detto prima che se lo volevi lo mangiavi insieme a me e al babbo. Adesso non puoi mangiare il gelato”

“Ma a me il gelato va adesso”

“Tona a letto Valentina”

Così tornai a letto con il languorino allo stomaco e gli occhi lucidi. 

Calde lacrime bagnavano il mio morbido viso, ma d’altronde sono questi i capricci che si fanno da giovani, e la mamma che dall’altra parte del muro rideva, osservando e osservando di nuovo quel video di me in lacrime che volevo uno stupido gelato, quello stupido gelato alla vaniglia che la mamma era solita comprare al supermercato solo quando in offerta. 

E lei rideva e rideva, e io piangevo e piangevo, e lei rideva e rideva. 

E la situazione si ripropose esattamente uguale la settimana seguente, e quella dopo ancora, e quella dopo ancora, la mamma con il suo telefono dell’epoca dei dinosauri che faceva il video a me che piangevo, con la faccia tutta rossa e corrucciata, e lei che rideva e rideva. 

“Ma io voglio il gelato, lo voglio andesso” dicevo con le parole interrotte dai singhiozzi, con le parole adatte ad una bambina di quattro anni, con le parole che solo mia mamma poteva capire. 

E lei rideva e rideva.


V. B. 

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