Provando a ricordare un momento della mia infanzia per quanto bene possa riuscirci, è come guardare un film avvolto di nebbia. Ogni azione è resa meno nitida dalla nebbia, non perché non riesca a ricordare, bensì perché è come se ci fosse un filtro che nasconda le parti negative. Ricordo quando alla "Fiera della domenica", volendo scegliere un gelato e non riuscendo a vedere i diversi tipi, mi aggrappai al muretto ed iniziai a saltare. Mi ricordo quel muretto del bancone come una montagna insormontabile e i gelati il premio per la mia scalata. E poi ricordo la botta. L'ultimo salto prima dell'impatto dei miei denti con i mattoni del muretto. Ma la cosa incredibile è che non ricordo il dolore. So di averlo provato ma non riesco, per quanto ci provo, a ricordarlo. E poi un flash di immagini, una dietro l'altra, che si susseguono velocemente. Il sangue, la faccia preoccupata di mia madre, il ghiacciolo per diminuire il male.
-Stai bene? - dice mia madre e io col capo che annuisco, mentre scendono le lacrime come fiumi giù per la valle
-Sicura di star bene? - mia madre
-Sì, esce solo un po' di sangue- io
-Non ti preoccupare non è niente - mia madre
-Sicura di stare bene? Siediti dai- richiede mia mamma
-Adesso ti porto un ghiacciolo così ti passa il male. Ma vedi che non è niente.
A che gusto lo vuoi? - ancora mia madre
-Alla fragola- rispondo io
-Ecco tieni- mia madre
-Grazie- io
E poi, non ricordo più nulla.
A. P.
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