lunedì 15 novembre 2021

Provando a ricordare un momento della mia infanzia per quanto bene possa riuscirci, è come guardare un film avvolto di nebbia. Ogni azione è resa meno nitida dalla nebbia, non perché non riesca a ricordare, bensì perché è come se ci fosse un filtro che nasconda le parti negative. Ricordo quando alla "Fiera della domenica", volendo scegliere un gelato e non riuscendo a vedere i diversi tipi, mi aggrappai al muretto ed iniziai a saltare. Mi ricordo quel muretto del bancone come una montagna insormontabile e i gelati il premio per la mia scalata. E poi ricordo la botta. L'ultimo salto prima dell'impatto dei miei denti con i mattoni del muretto. Ma la cosa incredibile è che non ricordo il dolore. So di averlo provato ma non riesco, per quanto ci provo, a ricordarlo. E poi un flash di immagini, una dietro l'altra, che si susseguono velocemente. Il sangue, la faccia preoccupata di mia madre, il ghiacciolo per diminuire il male.

-Stai bene? - dice mia madre e io col capo che annuisco, mentre scendono le lacrime come fiumi giù per la valle

-Sicura di star bene? - mia madre

-Sì, esce solo un po' di sangue- io

-Non ti preoccupare non è niente - mia madre

-Sicura di stare bene? Siediti dai- richiede mia mamma

-Adesso ti porto un ghiacciolo così ti passa il male. Ma vedi che non è niente. 

A che gusto lo vuoi? - ancora mia madre

-Alla fragola- rispondo io

-Ecco tieni- mia madre 

-Grazie- io

E poi, non ricordo più nulla.

A. P. 

Nessun commento:

Posta un commento