lunedì 15 novembre 2021

CAMPI DI FINOCCHIO

Quel giorno mia madre mi aveva chiesto di accompagnare lei e mio fratello Michele a casa della zia per raccogliere qualche uovo fresco dal pollaio, io avevo scomodamente accettato ma non sapevo che sarebbe potuta risultare poi un'esperienza così ricca. Dico scomodamente perché quel giorno avrei preferito starmene stesa sul letto però mi sentivo in qualche modo attratta da quella terra ormai sconosciuta dove in realtà avevo passato la mia intera infanzia.
Arrivati nella casa ci incamminiamo per la strada che porta agli orti, dove si trova appunto il pollaio. Era una giornata estiva molto calda: dal terreno e dalla scarsità dell'orto si poteva capire che non pioveva da settimane ormai, cosa che in questi tempi non mi sorprende a più di tanto. Guardando distrattamente in giro mi soffermai sulle piante di finocchio, subito un ricordo riaffioró e toccando il braccio di mio fratello dissi:
- te lo ricordi? -
- eh? - rispose lui.
- le piante di finocchio. - dissi io. 
-eh? - ripeté lui. 
-dai, le piante di finocchio, quando giocavamo a nascondino là dentro - feci io. 
-ah... si, ricordo. - disse.
Il suo poco entusiasmo mi fece un po' rattristire, probabilmente non ricordava quei momenti come me.
-magari perché è più grande. - pensai.
Allora continuai:
-quest'anno sono così bassi e spogli, me li ricordavo forti, altissimi e rigogliosi, ricordo che mi coprivano completamente e adoravo nascondermi dentro ad essi. - 
lui rispose sorridendo:
- Eri così piccolina che quando entravi li dentro si faceva fatica a trovarti, infatti vincevi quasi sempre quando si giocava a nascondino. - 
- È vero, ero proprio avvantaggiata!- dissi ridendo. E continuai:
- Quando mi cercavate mi sentivo come un cavaliere che correva al riparo da un gigante, a trovare il primo castello o rifugio che mi avrebbe aiutato, il castello era ovviamente la "tana". - 
Lui mi guardò perplesso e chiese:
-Mi vedevi come un gigante? - 
-Eh, si. - dissi con un sorriso. 
-E la piantagione dei finocchi mi sembrava una selva, sai? - 
-Eh? - chiese lui. 
-Eh, si - dissi io e continuai:
- Quando arrivavo al castello il gioco era finito ed ero solita a salire sul castello e fare un segno di vittoria, con un grido felice.-
Mio fratello disse allora:
-E il gioco era finito, e avevi vinto ancora, e ancora chiedevi di giocare. - 
-chiedevo di giocare di nuovo? - chiesi. 
-Si, tutte le volte che vincevi. Quando perdevi preferivi andare in casa dalla nonna. - 
-Ah, dalla nonna- dissi ridendo. 
-il gioco finiva quando ci chiamava per la cena,e quella mia fuga dal gigante scompariva e tornavo alla realtà. - 
- Gli gnocchi erano quelli che ti facevano tornare alla realtà - disse ridendo. 
-Si, gli gnocchi-feci sorridendo.-
Ad un tratto un urlo lontano che ci chiamava fermò la nostra conversazione, era la mamma che ci stava chiamando per tornare a casa, sicuramente aveva finito di raccogliere le uova. Per un secondo avevo sentito la voce di mia nonna, non quello della mamma, un brivido passò lungo la mia schiena e un dolce sorriso come quello che ricordo della nonna mi si stampó sulle labbra. 
A. V. 


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