Gruppo Nicole Drudi, Andrea Gabellini, Mila Pellegrini, Sofia Fabbri e Sabrina Cutrignelli (classe 5 F):
Quella di “Fahrenheit 451” è una società in cui i libri e l’informazione (quella autonoma e non quella comandata dal Governo) sono banditi. Il motivo dichiarato è quello di preservare la felicità degli individui. In questo romanzo, dunque, il fuoco ha un grande valore, perché distruggendo dà felicità. È veramente così? Annientare la cultura, condizionare il pensiero può preservare la felicità? Apparentemente sì, ma tutto ciò non fa altro che alienare l’esistenza di ciascuno, che, pur credendosi felice, riflettendoci, non lo è. A Montag per capirlo serve l’incontro con una diciassettenne anticonformista, Clarisse, che con i suoi discorsi apre una breccia di luce nella sua mente. È a partire dalla domanda “siete felice?” che Montag inizia a dubitare della propria vita. Montag inizia così a prendere coscienza di sé e del mondo che lo circonda e, grazie all’aiuto di Faber, un vecchio professore incontrato al parco parecchi anni prima, da inizio alla propria ribellione, che non è semplicemente rivolta contro il modello di società in cui vive, ma soprattutto contro il Governo. Guy comprende che il vero scopo dei militi del fuoco è evitare che il popolo, per mezzo dei libri, si crei una propria mentalità, rifletta autonomamente e non si lasci condizionare.
“Sapere è potere”, un potere più incisivo di quello di qualsiasi governante, perché controllare una massa di ignoranti è semplice, ma è difficile contrastare il potere del sapere. Questo è ciò che filtra da “Fahrenheit 451”, che nonostante risalga agli anni ‘50 e sia un romanzo di fantascienza, è sicuramente molto attuale. Non dobbiamo permettere a nessuno di condizionarci e dobbiamo evitare di diventare una massa facilmente controllabile, anche perché dittatori come Hitler, si sono affermati soprattutto condizionando il pensiero del popolo, annientando la cultura.
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