mercoledì 18 novembre 2020
FINALE ALTERNATIVO
Correva, con gli occhi sgranati, vedendo pochissimo della terra e nulla del cielo. Era perfettamente conscio della solitudine, del silenzio, della pace, ma ancora correva, facilmente, irresistibilmente. Poi gli si parò davanti un bosco e Milton vi puntò dritto. Come entrò sotto gli alberi, questi parvero serrare e far muro a un metro da quel muro crollò. Milton si sentiva di colpo immobilizzato, rigido, come se le sue ossa e suoi muscoli si fossero di colpo trasformati in calce. Dietro di sè riusciva a cogliere una voce che gli sembrava in realtà lontana metri e metri. Era così famigliare, dolce e rilassante. Gli sembrava quasi che la voce lo stesse cullando. Parlava di nuovo, -Giorgio sei un imbecille, non riesco a credere che tu l’abbia fatto davvero!- -Lo sai bene quanto me che non si sarebbe mai arreso, ma avrebbe continuato a cercarti- La voce delicata di prima non diceva più una parola.
In quel momento Milton cercava di alzare il capo con la poca forza che gli era rimasta in corpo. Riusciva a scorgere due figure sfocate che continuavano a correre e si allontanavano sempre più verso la collina. Ma quei splendenti capelli color bruno mogano, Milton li avrebbe riconosciuti ovunque. Appartenevano a Fulvia.
In quel momento gli sembrava come se il suo cervello gli stesse giocando un brutto scherzo perché in lontananza riusciva quasi a sentire la vecchia melodia di Over the Rainbow. L’unica cosa che gli rimaneva da fare a quel punto era aspettare la fine del brano e quando arrivò, gli occhi di Milton erano completamente chiusi. D.A.
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