Momo e il Sig. Hamil, a bassa voce
Il signor Hamil fumava. Nulla che potesse risultare strano agli occhi di chi non lo conosceva. Chi sapeva la sua storia, invece, aveva bisogno di spiegazioni. Un venditore ambulante di tappeti, che, paradossalmente, aveva più tappeti invenduti che anni di vita davanti, con le tasche vuote come le sue, avrebbe dovuto preoccuparsi di mettere del cibo sotto i denti, piuttosto che una sigaretta. Eppure, non era raro trovarlo lì a fumare, al solito tavolino, dove lo raggiunsi anche quel pomeriggio. Aveva un’aria tranquilla e il suo immancabile sorriso gli addolciva il viso segnato dalle rughe.
Mi piaceva parlare con il signor Hamil perché non erano mai serviti preamboli. Non servivano neanche in quel momento, ma figuriamoci se erano serviti quando ero troppo piccolo per sapere che nelle conversazioni tra i grandi non si va mai diretti al dunque. È quasi maleducazione. Coerentemente con questo nostro patto implicito, gli chiesi senza convenevoli se si potesse vivere senza amore.
“Sai fare il morto in acqua Momo?” mi chiese. Risposi di sì, confuso e impaziente.
“Ci potresti rimanere tutta la vita? Voglio dire, i tuoi giorni, riusciresti a viverli rimanendo così?” ribatté.
Non si sta male mentre si fa il morto. È tutto così calmo e ovattato, in quei momenti la vita non fa rumore. Eppure, non sai mai se l’aria che ti gonfia la pancia sarà abbastanza per continuare a tenerti a galla. Sotto di te, bisogna aggiungere, non c’è nulla a sostenerti, non esiste dove appoggiarsi. E il rumore della vita in fondo ti manca.
Ci sono pensieri che non hanno bisogno di essere fatti ad alta voce. “Grazie, signor Hamil”.
Mi piaceva parlare con il signor Hamil perché non erano mai serviti preamboli. Non servivano neanche in quel momento, ma figuriamoci se erano serviti quando ero troppo piccolo per sapere che nelle conversazioni tra i grandi non si va mai diretti al dunque. È quasi maleducazione. Coerentemente con questo nostro patto implicito, gli chiesi senza convenevoli se si potesse vivere senza amore.
“Sai fare il morto in acqua Momo?” mi chiese. Risposi di sì, confuso e impaziente.
“Ci potresti rimanere tutta la vita? Voglio dire, i tuoi giorni, riusciresti a viverli rimanendo così?” ribatté.
Non si sta male mentre si fa il morto. È tutto così calmo e ovattato, in quei momenti la vita non fa rumore. Eppure, non sai mai se l’aria che ti gonfia la pancia sarà abbastanza per continuare a tenerti a galla. Sotto di te, bisogna aggiungere, non c’è nulla a sostenerti, non esiste dove appoggiarsi. E il rumore della vita in fondo ti manca.
Ci sono pensieri che non hanno bisogno di essere fatti ad alta voce. “Grazie, signor Hamil”.
L.C.
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